Ulteriori evidenze sul ruolo dei probiotici nella depressione

Recenti ricerche scientifiche hanno scoperto l’impatto del microbioma intestinale sullo sviluppo e sul funzionamento del sistema nervoso. Il microbioma intestinale e alcuni specifici percorsi neurobiologici sono noti come “asse microbioma-intestino-cervello”.

Esistono due percorsi principali attraverso i quali le informazioni possono fluire nell’asse microbioma-intestino-cervello: dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto. Il percorso dall’alto verso il basso è attivo quando le informazioni viaggiano dal cervello (attraverso le esperienze, per esempio) in direzione dell’intestino, influenzando la composizione del microbiota intestinale. Al contrario, le informazioni possono anche viaggiare in senso opposto dall’intestino e andare ad influenzare il sistema nervoso, in un approccio dal basso verso l’alto.

Analizzando il flusso di informazioni in partenza dall’intestino, alcuni scienziati hanno dimostrato che l’alterazione della composizione del microbiota intestinale potrebbe influenzare il comportamento e alcune alterazioni patologiche nel cervello. Inoltre, studi come questo hanno contribuito a condizionare il modo in cui ora consideriamo i microrganismi come causa di malattia e una potenziale fonte di salute.1

Diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo hanno valutato l’uso di specifiche formulazioni probiotiche per migliorare la salute mentale umana. Gli studi che coinvolgono il microbioma possono essere  molto complessi a causa dell’immensa variabilità nella composizione del microbioma umano.2 Tuttavia, un recente studio clinico condotto da un team dell’Università di Basilea e dell’Università di Leuven ha dimostrato che, dopo quattro settimane di trattamento, i pazienti che hanno ricevuto un integratore di probiotici mostravano una riduzione dei sintomi depressivi rispetto ai pazienti assegnati a ricevere il placebo, evidenziando il ruolo del microbiota nella salute mentale.3

In questo studio, pazienti con episodi depressivi in corso sono stati reclutati dalle cliniche psichiatriche universitarie di Basilea, in Svizzera, e assegnati in modo casuale a ricevere la formulazione De Simone (con il marchio Vivomixx in Europa), 900 miliardi di batteri vivi al giorno, o un placebo per 31 giorni in aggiunta alla terapia antidepressiva. Né i partecipanti né il personale coinvolti nello studio sapevano se i pazienti stavano assumendo probiotico o placebo. I ricercatori hanno valutato clinicamente i pazienti ed analizzato le differenze in una scala clinica utilizzata per misurare la depressione, chiamata Hamilton Rating Scale for Depression (HAM-D), all’inizio dello studio e alla fine del trattamento, e nuovamente dopo quattro settimane dalla fine del trattamento.

I risultati dello studio hanno dimostrato che i pazienti che assumevano il probiotico presentavano meno sintomi depressivi rispetto a quelli del gruppo placebo. Dopo aver analizzato i campioni di feci dei partecipanti, i ricercatori hanno inoltre scoperto che i pazienti trattati con probiotici avevano più specie di Lactobacillus nel loro microbioma intestinale rispetto ai soggetti del gruppo di controllo, che a sua volta era associato ad una riduzione dei sintomi depressivi.

L’imaging cerebrale dei soggetti che hanno assunto i probiotici ha rivelato una ridotta attività neurale nel putamen, una regione coinvolta nell’elaborazione emotiva e associata alla depressione. I ricercatori hanno anche studiato la funzione cerebrale e la perfusione sanguigna dei pazienti integrati utilizzando tecniche di neuroimaging come la risonanza magnetica funzionale.4 Da queste valutazioni è emerso che i pazienti che avevano ricevuto il placebo presentavano le tipiche alterazioni cerebrali associate alla depressione. Al contrario, coloro che avevano ricevuto il probiotico mostravano segni di neurodegenerazione meno evidenti e integrità strutturale preservata. I dati ottenuti si accompagnavano ad un miglioramento dei sintomi depressivi, spingendo gli autori a presumere che gli effetti benefici dell’integrazione con probiotici nella depressione possano essere dovuti ad un effetto protettivo nei confronti della degenerazione neuronale.4

Come parte della loro sperimentazione clinica, i ricercatori hanno esaminato se ci fossero cambiamenti indotti dai probiotici nella memoria episodica.5 Per questo, hanno eseguito un test di memoria e apprendimento verbale (Verbal Learning and Memory Tests, VLMT), e altri tre test cognitivi ai partecipanti allo studio prima e immediatamente dopo il trattamento. La valutazione iniziale dei pazienti, non ha mostrato differenze nel punteggio VLMT tra i gruppi. Tuttavia, dopo 4 settimane di integrazione, il gruppo che ha ricevuto il probiotico ha ottenuto risultati migliori al test VLMT. Gli altri test cognitivi non hanno rivelato cambiamenti significativi, che potrebbero essere dovuto ad un tempo di intervento relativamente breve o perché i probiotici possono influenzare la cognizione secondo un percorso dominio-specifico. L’imaging cerebrale durante un’attività di memoria di lavoro (o working memory) ha mostrato che l’ippocampo sinistro era meno attivato nei pazienti trattati con probiotici e più attivato nei pazienti trattati con placebo dopo le quattro settimane di trattamento. Poiché l’ippocampo appare iperattivo nei pazienti con sintomi depressivi, questo modello di attivazione supporta gli effetti clinici benefici osservati nel gruppo probiotico.

La sperimentazione clinica condotta dalle Università di Basilea e Leuven e le seguenti analisi supportano il ruolo dell’asse microbioma-intestino-cervello nel trattamento della depressione. I risultati sottolineano anche il potenziale dell’utilizzo di combinazioni specifiche di probiotici come terapia aggiuntiva accessibile ed efficace agli attuali trattamenti antidepressivi, aprendo la strada a strategie più efficaci per questa condizione debilitante.

Pr De Simone, Chi Sono

  1. Bastiaanssen TFS, Cowan CSM, Claesson MJ, Dinan TG, Cryan JF. Making Sense of … the Microbiome in Psychiatry. International Journal of Neuropsychopharmacology. 2018;22(1):37-52. doi:10.1093/ijnp/pyy067
    https://academic.oup.com/ijnp/article/22/1/37/5067516
  2. Gilbert JA, Blaser MJ, Caporaso JG, Jansson JK, Lynch SV, Knight R. Current understanding of the human microbiome. Nat Med. Apr 10 2018;24(4):392-400. doi:10.1038/nm.4517
    https://www.nature.com/articles/nm.4517
  3. Schaub A-C, Schneider E, Vazquez-Castellanos JF, et al. Clinical, gut microbial and neural effects of a probiotic add-on therapy in depressed patients: a randomized controlled trial. Translational Psychiatry. 2022/06/03 2022;12(1):227. doi:10.1038/s41398-022-01977-z
    https://www.nature.com/articles/s41398-022-01977-z
  4. Yamanbaeva G, Schaub A-C, Schneider E, et al. Effects of a probiotic add-on treatment on fronto-limbic brain structure, function, and perfusion in depression: Secondary neuroimaging findings of a randomized controlled trial. Journal of Affective Disorders. 2023/03/01/ 2023;324:529-538. doi:https://doi.org/10.1016/j.jad.2022.12.142
  5. Schneider E, Doll JPK, Schweinfurth N, et al. Effect of short-term, high-dose probiotic supplementation on cognition, related brain functions and BDNF in patients with depression: a secondary analysis of a randomized controlled trial. Journal of Psychiatry and Neuroscience. 2023;48(1):E23-E33. doi:10.1503/jpn.220117
    https://www.jpn.ca/content/48/1/E23

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