
Forse avete letto di recente che il gigante farmaceutico Pfizer interrompe la ricerca di medicinali per il morbo di Alzheimer e di Parkinson dopo una serie di 3 studi clinici tra il 2013 e il 2017, giudicati inconcludenti.
La molecola trovata promettente contro il morbo di Alzheimer e testata su 2525 pazienti in 34 paesi non ha purtroppo dimostrato l’efficacia prevista. In questa guerra contro le malattie neurodegenerative che colpiscono 36 milioni di persone in tutto il mondo per demenza, Pfizer non è l’unico gruppo farmaceutico a gettare la spugna. Che dire del disimpegno di laboratori di punta come Pfizer, Elli Lilly, Merck o Roche?
È chiaro che i trattamenti convenzionali sono mirati alla malattia installata e quindi ai sintomi. Ma la demenza e altri disturbi neurologici non appaiono da un giorno all’altro; la malattia si fa strada in silenzio, creando lesioni anche prima della comparsa dei primi sintomi. Pertanto, comprendiamo meglio i limiti di questi trattamenti.
Tuttavia, non tutto è perduto e vediamo una ricerca emergente che mira a comprendere meglio i complessi meccanismi delle malattie neurodegenerative, affrontando più le cause che i sintomi, ai fini della prevenzione ma anche del miglioramento dei sintomi. Ora è noto che il microbiota è coinvolto e che l’accumulo di batteri infiammatori nell’intestino è correlato ai disturbi neurologici e cognitivi dei pazienti.
Ad esempio, i recenti risultati di uno studio sul miglioramento dei disturbi cognitivi dei soggetti con infezione da HIV in terapia antiretrovirale, tramite integrazione probiotica. L’HIV è neurovirulento e causa un deterioramento cognitivo significativo a più o meno lungo termine, anche nei pazienti in terapia antiretrovirale (1 paziente su 2 interessato). Cosa succede quando moduliamo la flora intestinale di questi pazienti attraverso un probiotico altamente dosato (in questo caso la Formulazione di Simone)? Rispetto al basale e dopo la supplementazione 2 volte al giorno per 6 mesi, i soggetti dello studio hanno mostrato miglioramenti significativi nei test cognitivi, in particolare per quanto riguarda la memoria a breve e a lungo termine e le capacità di ragionamento astratto; tutto questo senza effetti collaterali.1
1. A pilot study on the effects of probiotic supplementation on neuropsychological performance and micro RNA-29a-clevels in antiretroviral-treated HIV-1-infected patients
“Le malattie neurodegenerative sono disordini complessi, certamente di origine multi-causale, ma oggi è stabilito che sono malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale legati al microbiota. La prevenzione è la migliore lotta contro queste malattie il cui numero di pazienti sarà triplicato entro il 2050 ed estremamente costoso per la società, e sembra che la conservazione del microbiota sia parte di questa strategia. Per i pazienti con disturbi neurologici o cognitivi, la supplementazione con probiotici può essere utile, come rivela questo studio.”
Pr De Simone, Chi sono