
La resistenza dei batteri agli antibiotici è, lo sappiamo, un problema di salute pubblica, specialmente in Francia, uno dei paesi europei più colpiti da questa realtà.
Nel campo delle malattie respiratorie, ad esempio, i pneumococchi hanno una sensibilità alla penicillina ridotta del 60% in Francia (solo il 10% in Germania). Come possiamo affrontare questa situazione, identificata dall’OMS, come emergenza sanitaria globale, che mette a repentaglio la nostra medicina moderna?
Così, nel campo delle infezioni respiratorie, i risultati di uno studio pubblicato lo scorso novembre in Nature Communications, suggeriscono altri stimoli terapeutici rispetto alla terapia antibiotica1. In sintesi, questo studio sui topi ha identificato i meccanismi attraverso i quali, alcuni batteri microbiotici possono proteggere dalle infezioni respiratorie tramite l’attivazione del GM-CSF, due fattori di crescita che producono una proteina regolatrice che promuove la distruzione degli agenti patogeni principali come Streptococcus Pneumoniae (Pneumococco) e Klebsiella Pneumoniae.
Nel gruppo di topi con microbiota volontariamente impoverito, notiamo una minore capacità di attivare il segnale GM-CSF e un aumento della mortalità per infezioni respiratorie, mentre nel gruppo di topi con microbiota intatto, l’immunità respiratoria è migliorata.
1. The microbiota protects against respiratory infection via GM-CSF signaling. Rebecca L. Brown, Richard P. Sequeira & Thomas B. Clarke
“Naturalmente, questi risultati ottenuti sul modello animale, dovranno essere confermati nell’uomo, ma la comprensione del microbiota intestinale e polmonare progredisce, e si può pensare in futuro, usando batteri mirati di poter combattere le infezioni respiratorie, che sono la principale causa di morte negli anziani e nei pazienti immunodepressi.”
Pr De Simone, Chi sono